I taccuini di Tarrou – 214

«Sette anni, solo sette anni!»: in queste parole straordinarie è racchiuso il senso più profondo dell’amore tra Raskol’nikov e Sonja, e dell’amore in generale, la sua forza rivoluzionaria e salvifica, la sua portata redentrice. L’amore ri-significa persino una condanna ai lavori forzati, una prigionia, illumina di una nuova luce miracolosa il destino più duro e faticoso. L’amore salva.

Se avessi trovato l’amore, la mia vita sarebbe cambiata radicalmente, ne sono certo: il dolore non sarebbe stato così pesante, la solitudine e la disperazione non sarebbero diventate realtà effettive, la consapevolezza non mi avrebbe divorato, svuotato e paralizzato, i fallimenti e le delusioni non mi avrebbero ferito a morte. La vita sarebbe stata più leggera, meno spigolosa, un’opportunità forse e non una condanna. Ma la mia storia non prevede l’amore, non prevede salvezza, non prevede resurrezione; come Leverkühn sono condannato alla solitudine, ma senza aver ricevuto niente in cambio dal diavolo.

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